Sette cucchiaini per la fine del mondo
2021
Sette cucchiaini in argento 800 con parole incise
Installazione, 35 x 15 cm circa
Si tratta di sette cucchiaini d’argento su cui ho fatto incidere altrettante parole che io vorrei restassero dopo la fine del mondo, a testimonianza dell’esperienza umana su questo pianeta. L’idea è che le parole siano nutrimento e che, per una volta, non escano dalla bocca, ma vi entrino, ogni parola accompagnata da tutto il mondo che si porta appresso. Sette frammenti di mondo che, combinandosi tra loro, possano generare ulteriori mondi e possibilità. Non è stato facile sceglierle, e non hanno la pretesa di essere esaustive. Ho cercato parole che appartengano a categorie grammaticali diverse (nomi astratti, nomi concreti, nomi comuni, nomi propri, verbi, interiezioni…) e che afferiscano ad aree sensoriali differenti:
CANTO: sostantivo maschile che rimanda al suono, ma anche voce del verbo cantare, l’”io canto” di Omero che apre l’iliade e i poemi epici in generale.
STORMI: nome collettivo che ci spinge ad alzare gli occhi al cielo e ad osservare un movimento che dura il battito di un istante.
ULISSE: personaggio mitico, simbolo dell’uomo che ha fatto dell’errare il suo modo di apprendere, col duplice significato di imparare vagando e imparare sbagliando.
PIEDI: nome concreto che ci riporta lo sguardo alla terra, al tempo del cammino, al movimento lento del vagare, alla ricerca.
FAME: nome astratto che afferisce ad un’area sensoriale a parte, il settimo senso, la sensazione bruciante che ci spinge a muoverci a partire da una mancanza. E’ ciò che caratterizza l’esperienza dell’uomo dalla sua comparsa sulla terra ad oggi.
Con il nome MARZO volevo alludere alla primavera senza essere letterale, ai suoi germogli, alla sua ciclicità, al suo eterno ritorno.
In ultima, ADDIO era doveroso: rimanda ad un altrove, ad un salutare con la speranza di ritrovarsi in un mondo altro – a Dio – forse la più grande invenzione dell’uomo, il reale contraltare di Ulisse.